Axel Thorkild. Il signore dell’isola di Man di Roberta Strano
IL romanzo Axel Torkild. Il signore dell’isola di Man il terzo di una saga composta da tre testi, si connota per un amalgama di elementi fiabeschi, storici e mitici, che si sovrappongono e si intersecano, creando un mix coinvolgente e pregnante di un alone di seduttivo mistero. L’autrice, facendo tesoro della lezione manzoniana, crea una narrazione in cui storia ed invenzione si alternano. La trama del romanzo è ambientata infatti in un preciso momento storico, il Medioevo in cui si muovono personaggi realmente esistiti ed altri inventati. L’asse narrativo ruota intorno al personaggio di Axel, un vichingo frutto di un amore impossibile tra il nobile norvegese Hansel Torkild e Isolde Olsen, che allontanata dal regno, viene rinchiusa in un monastero dove darà alla luce due gemelli Hansel e Axel. Quest’ultimo, ritenuto morto, riprende a respirare proprio quando sta per essere seppellito dalla madre badessa e, nascosto in convento, viene da lei allevato. Accolto poi, dal convento dei monaci, poco distante, trascorre una vita grama facendo lo stalliere ed emarginato dalla società monacale perché frutto di una relazione illecita. È in tale convento che lo troviamo sin dai primi capitoli, in cui l’autrice ce lo presenta in presa diretta descrivendolo come un ragazzo bellissimo: «dai capelli d’oro e dai lineamenti raffinati», che desta curiosità e attrazione in molti monaci. L’unico spiraglio di luce in questo ambiente di reclusione ed emarginazione e sofferenza è l’incontro con Freya, una donna bellissima la cui descrizione è molto vicina a quella dantesca dell’incontro con Matelda nel paradiso terrestre. Anche Freya, infatti, è descritta mentre raccoglie fiori in un’atmosfera primaverile. Come Dante, Axel ne rimane incantato e se ne innamora perdutamente ricambiato. Il contesto storico–geografico in questa prima parte è la Norvegia tra l’XI e l’inizio del XII sec.Nella seconda parte l’ambientazione ed il paesaggio si sposta in Irlanda in quanto il re Olav, avuta notizia che Axel è vivo e che potrebbe contendere il trono al suo unico figlio Marcus, fa prelevare dall’esercito Axel dal convento per esiliarlo in Irlanda. Nel racconto l’autrice, per rendere più accattivante e coinvolgente la narrazione, si serve di alcuni inserti mitologici in cui si avvertono echi dei classici latini come quando viene narrato l’incontro amoroso tra Axel e Freya in prossimità di una cascata in cui una leggenda, simile alla favola di Amore e Psyche di Apuleio, narra che una fanciulla, abbandonata dal suo amato, vagherà per terra e per mare in sua ricerca e le sue lacrime si sono trasformate in cascata. La descrizione dei paesaggi in cui l’autrice immette il lettore è delineata con tocco raffinato ed icastico servendosi di similitudini che rendono affascinante e coinvolgente il romanzo, con le scogliere irlandesi in cui si infrange il mare, presenza costante nel romanzo, che ammalia e quasi ipnotizza Axel e che è anche da leggere in chiave psicoanalitica con significato polisemico come conoscenza dell’ignoto e ritorno al ventre materno. L’autrice rivela anche la sua competenza del mondo medioevale con la descrizione dettagliata delle imbarcazioni vichinghe, i Dakkar, per non parlare del meraviglioso mondo in cui si svolge l’azione, con le battute di caccia, il suono del corno, i menestrelli, i giocolieri, i banchetti fastosi, tutto un mondo di cortesia, di intrighi di corte, di pozioni velenose che fanno da sfondo al progredire della storia con colpi di scena inaspettati. Axel, infatti, dopo la morte dei genitori e quella prematura del fratello, rimarrà il solo superstite della sua famiglia e, ben presto, dopo una serie di dure prove da superare e di punizioni che gli saranno inflitte ingiustamente, messo al corrente della sua vera identità, potrà tornare in patria, in Norvegia, avere giustizia e reclamare i suoi diritti, accolto prima dalla nonna paterna e poi dal re norvegese Olav, in persona. La sua vita, dunque, cambierà ed il riscatto dei torti subiti non tarderà a venire. Un ruolo preponderante nella narrazione ha il tema del viaggio dalla Norvegia all’Irlanda alla Sicilia che non è solo un viaggio fisico ma un viaggio esistenziale del protagonista ricco di colpi di scena ed eventi in cui razionalità ed irrazionalità e sogno si mescolano creando un’atmosfera attraente e coinvolgente per il lettore e ricca di suspence. Largo spazio nel testo hanno anche tante altre tematiche come quella dell’amore declinato in varie sfaccettature, l’amore illecito, l’amore impossibile come quello di Axel e Freya, l’amore filiale come la devozione di Maria per il padre Ovel, re di Norvegia, e ancora la tematica dell’amicizia, del perdono, del pentimento, della lotta tra il bene e il male incarnata da più personaggi. Tornato in Norvegia, la vita di Axel cambierà e sarà investito cavaliere in uno scenario in cui predominano i cavalieri, la loro vestizione con il rituale della spada, i tornei di caccia, i banchetti con le portate varie ricche e policromatiche, con musici e menestrelli, tutto un mondo cavalleresco rappresentato in tutte le sue connotazioni e sfumature, già cantato dal poema epico ariostesco nel suo pieno fulgore rinascimentale e dal Tasso quando sarà ormai in declino. E ancora attrae la descrizione dei castelli avvolti da vegetazione che ci trasportano in un mondo di fiaba, con le torri, i ponti levatoi, le terrazze con i merli in cui Maria, figlia di Olav terzo, ultimo re vichingo, e sorella di Marcus, si rifugia per reprimere il suo dolore dopo la morte del fratello Marcus e la presenza di Axel al castello di cui non si fida e che vede come un intruso. Il percorso di vita del personaggio è un percorso di trasformazione interiore. Le vicissitudini a cui va incontro lo rendono più forte, lo temprano e da ragazzo timido, che vive nel silenzio la sua storia di emarginazione, di dolore, di sofferenza, di non accettazione da parte della società, diviene un ragazzo sicuro di sé e fermo nelle sue decisioni, qualità che convinceranno il re Olav a farne il suo successore della corona norvegese. Il disagio esistenziale di Axel, i suoi ripensamenti, la sua relazione con la regina Ingrid, lo spingono però, ancora una volta, a cercare nel viaggio una via di evasione nella ricerca della propria identità e di sé stesso. La meta sarà la Sicilia dove approda dopo un lunghissimo viaggio. per supportare il re Ruggero «dal carattere gioviale e sempre con il sorriso sulle labbra», fratello di Guglielmo il Guiscardo, alla conquista della Sicilia per sottrarla ai musulmani.E qui si appunta lo sguardo appassionato dell’autrice con puntuali e suggestive descrizioni della macchia mediterranea, dei colori dell’isola, dei profumi che fanno da sfondo alla figura carismatica del re Roggero con cui Axel parla di cultura, di guerra, di fede, dei valori che un cavaliere deve sempre custodire. Le conquiste dei Normanni nell’isola si susseguiranno con le vittorie riportate a Palermo nel 1072, Cerami, Girgenti, Butera, Troina.Re Ruggero fu un esempio di integrazione tra popoli e sua figlia Costanza genererà Federico II, quello stupor mundi che costruirà un intero impero votato all’integrazione e che sarà oggetto d’ammirazione di Dante per la Scuola poetica siciliana. Dopo anni in cui Axel condivide con re Ruggero tante vittorie, ritorna in Norvegia dove sarà eletto re e si dedicherà all’espansione del suo regno con la conquista delle isole Orcadi e l’isola di Man che divenne per lui ‘un luogo dell’anima’ per la bellezza ed il fascino del paesaggio e in cui si rifugiava spesso. Poiché Daniel, marito di Freya morirà in battaglia, potrà coronare il suo sogno d’amore sposando Freya. Le disavventure però non sono finite. Anche Freya presto morirà con il bambino che porta in grembo e allora sposerà Maria, figlia del re Olav, che lo amerà di un amore non ricambiato. L’epilogo di questa bella fiaba in cui storia e fantasia sono complementari ed in cui a trionfare nell’eterna lotta tra il bene ed il male è il bene, sarà triste. Axel morirà in un’imboscata, vittima dei suoi stessi uomini che non gli avevano mai perdonato di essere un figlio illegittimo, un diverso, e che non l’avevano mai accettato. Si conclude così la vita di un grande uomo. L’ultimo Torkild si spegne ma non la sua leggenda.
Ciò che attrae dalla lettura del romanzo, al di là dei contenuti interessanti per la storia del popolo vichingo alla conquista di tanti territori, è la tecnica narrativa dell’autrice che fa tesoro della lezione manzoniana, interrompendo la narrazione ad un certo punto e riprendendola a sbalzi con descrizioni molto accurate non solo dei luoghi ma dei personaggi di cui scandaglia l’animo con fine tocco psicologico. Il testo, poi, si irradia di luce per la scelta adeguata di un tessuto lessicale che sfiora la poesia per delicatezza di immagini e di figure retoriche che conferiscono ritmo e musicalità ai sintagmi. A ben guardare, le sue sono parole che hanno un valore iconico, un valore visivo, le definirei, come direbbe il saggista Giovanni Pozzi: «parole dipinte» perché leggendo il romanzo si ha la sensazione di essere proiettati all’interno della storia. Corredano peraltro il testo, una serie di illustrazioni realizzate dall’artista Iole Notarstefano che riproducono atmosfere del romanzo e accompagnano il lettore in questo viaggio a ritroso nel tempo, di una straordinaria civiltà, quella dei normanni che, approdati nella nostra Sicilia «la bella Trinacria» ammirata anche da Dante, il cui cuore -a detta di Pascoli- tendeva alla Sicilia, la trasformarono in una terra dagli splendidi monumenti, e, soprattutto Palermo in un importantissimo centro culturale con la Scuola poetica Siciliana di Federico II che fu d’esempio in tutta Europa.
Grazie Roberta, dunque, per averci immerso in un mondo fatto di fiaba, di storia, di mito e averci fatto sognare.
Mariza Rusignuolo