Attraversamenti di Bartolomeo Bellanova

Rotte di un’umanità dispersa

Chi è Bartolomeo Bellanova?
Bolognese di nascita, dopo studi in ambito finanziario si dedica alla scrittura. Autore dei romanzi La fuga e il risveglio (2009), Ogni lacrima è degna (2012) e La storia scartata (2018), ha pubblicato diverse raccolte poetiche tra cui “A perdicuore” (2015), “Gocce insorgenti” (2017), “Diramazioni” (2021) e “Perdite” (2022). I suoi testi sono presenti in numerose antologie poetiche “Sotto il cielo di Lampedusa – Annegati da respingimento” (Rayuela 2014), “Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola” (Rayuela 2015) e “Distanze obliteraleGenerazioni di poesie sulla rete” (puntoacapo 2021)
È stato redattore della rivista on line “La Macchina sognante”, un contenitore di scritture dal mondo e fa parte dello staff del festival Bologna in Lettere, dedicato alla letteratura contemporanea.

La silloge “Attraversamenti” 
Perché leggere poesia o scrivere versi viene da domandarsi. Ungaretti nella lirica “Commiato” lo ricorda ad Ettore Serra ed a noi

poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso”

Poesia è la parola che apre il dialogo tra la nostra anima e l’universo di cui siamo parte. Ed è quella parola/ricerca che Bartolomeo Bellanova sperimenta, come esercizio quotidiano del senso dell’umano, nella silloge “Attraversamenti“.


Liriche che sviluppano tutte le idee presenti in nuce nella silloge precedente “Perdite“.
Se in “Perdite” il Poeta si concentra sulla ricerca di una parola che non sia ‘infestante’ ma sia il più possibile creativa e portatrice di luce, in “Attraversamenti” Bellanova attraversa il buio della nostra epoca, individuandone i mali, alla ricerca di un varco che conduca la nostra società verso la guarigione.
La parola è anche quella dei poeti della tradizione letteraria ed europea, come ricorda Franca Alaimo nella postfazione alla silloge. La loro presenza è da rintracciare nei tanti indizi sparsi nelle poesie. Segnali, tracce, come scrive Bellanova nella poesia “Il dettato”, di quella profonda comunione che l’autore sente con i poeti del passato e del futuro di cui lui è solo un’espressione minima balbettante.
Può la poesia indicare la strada del bene?
Il male dei mali è nel materialismo, come già aveva scritto Pasolini a suo tempo, profetizzando il disastro a cui siamo pervenuti.
La salvezza bisogna cercarla in quella spiritualità insita in ognuno di noi, da far affiorare attraverso la religione e la filosofia.
Una religione laica, in cui è necessario far dialogare le religioni concepite e seguite in tutte le parti del mondo e nelle epoche più remote.
Bibbia, Upanishad, testi Sufi si mescolano in un’unica strada, che lascia affiorare quell’anima spesso messa a tacere dall’edonismo, strumento assordante del consumismo.
I suoi versi traggono ispirazione non solo dalle religioni ma attingono a diversi campi del sapere creando interconnessioni suggestive tra presente e passato, riflessi di una ricerca onnivora in cui linguaggi diversi restituiscono la complessità di un’umanità alla deriva. L’io lirico nel suo viaggio di redenzione, infatti, entra in comunione con gli elementi della natura con i quali avverte l’urgenza d’instaurare una rete di legami di amore e di cura.
Inoltre, in questa silloge il Poeta ammonisce l’Umanità, avvisandola del pericolo di autodistruzione in cui incorre se non cede il passo alla riflessione, al tempo lento della coscienza. L’invito imperioso che ci viene rivolto è amare, unica energia salvifica per l’umanità. La silloge di Bartolomeo Bellanova si rivela quanto mai realistica, nella cruda analisi che compie della nostra epoca. Il poeta ribadisce la necessità di una poesia il più possibile civile, nel senso pasoliniano del termine. Solo così è possibile abbattere ogni visione distopica, e trasformare l’utopia in realtà.
Il suo è un viaggio dell’anima che attraversa le grandi domande dell’esistenza: la nascita, la vita, l’amore, il dolore.
Un cammino necessario per liberarci dalle false zone di conforto e ritrovare la luce che abita dentro di noi. Come Dante nella “selva oscura”, anche Bellanova cerca la via che conduce a riveder le stelle, e ci invita a seguirlo.
È una ricerca etica, una discesa nel profondo per arrivare alla sostanza delle cose, dove la vita si fa verso e il verso diventa guida.
E dentro questa ricerca, Bellanova ci ricorda che solo l’amore autentico è quello che cinge in un abbraccio l’umano in cui ci riconosciamo dono di un universo.

Marisa Di Simone

 

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