Il campo dei mandorli in fiore, recensione di Maurizio Guarneri

PASSIONI. Questo libro trae la forza dai sentimenti, dall’ << intensità dei sentimenti>> ,dalle passioni; tra queste ultime la prima che emerge è la passione  per Palermo dell’ autore che porta il lettore su un immaginario “bus city sightseeing” a girare per la città e  gli descrive vie e monumenti, palazzi, esterni ed interni, con dovizie di particolari ed interessanti informazioni e con uno sguardo attento gli offre una sua visione, affatto retorica, ma tanto realistica quanto entusiastica, cogliendo pienamente sia la miseria sia la nobiltà di Palermo, che diventa, come dice Simonetta Agnello Hornby nella prefazione, una co-protagonista. Passioni per l’architettura, per l’urbanistica, per la storia. Ci fa conoscere mondi piccolo-borghesi come la casa della professoressa Tina, ville aristocratiche come quella della duchessa  Gioeni Ossorio o il piano  nobile di antichi palazzi come l’appartamento di Teresa, o case di nobili decaduti dove si colgono ancora i resti di un antico splendore.Un altra co-protagonista si può considerare la musica che, in vari momenti, è presente in varie forme e rappresenta un altro filo di congiunzione di eventi, persone, storie. Una sorta di “colonna sonora” che accompagna il racconto, costituita da vari brani, eventi musicali, concerti che rappresentano il percorso musicale dell’autore, la sua passione per la musica.

VIOLENZA. Una parola –chiave per descrivere questo libro è violenza :la  ritroviamo in più situazioni nelle quali le donne subiscono abusi , ma la ritroviamo anche in coloro che cercano di fare giustizia, di restituire “l’insulto alla vita” , come dice Riccardo “mi sono arrogato il diritto di fare giustizia” perché “non è stata data la minima possibilità alla giustizia”. Vi è tanta violenza da parte del carnefice sulla vittima ma vi è altrettanta violenza in coloro che si fanno giustizia da soli, e arrivano persino a vendicarsi. Viene pertanto confermata la teoria che la violenza genera violenza, che la assenza di giustizia genera il sentimento della vendetta che alimenta, a sua volta, il circolo della violenza.Il giustiziere dice: “Sono il tuo passato che è sempre presente, sono colui che dà alla giustizia la fama che è giusto che abbia e non lo schifo in cui voi tutti l’avete trascinata…”

INDAGINE. “…questo suo mestiere le permetteva di non stancarsi mai dal cercare, di indagare, alla ricerca di qualcosa che l’attirava come una calamita, una forza misteriosa e indomabile: la verità. O meglio, le verità, perché  non c’è una verità assoluta, ma diverse intenzioni della stessa. E quella che si finisce per intendere come “la verità” non è altro che il compromesso fra le differenti verità, sovente quella che più aggrada, quella che più conviene, la più utile…rincorrendo permanentemente la conoscenza. “Man mano che si procede nell’indagine poliziesca  si vanno aggiungendo i vari tasselli che rendono sempre più completa la visione dei fatti :si tratta di un processo, di un percorso che porta verso la verità. Vi è una analogia con l’esperienza psicoanalitica: in entrambi i casi si tende verso la conoscenza, verso la verità. Questo è anche un romanzo poliziesco nel quale la protagonista porta avanti tre indagini.

SEGRETO. Teresa ha spostato la sua curiosità, la pulsione epistemofilica dalla sua vita nella professione di poliziotta, c’è un blocco nel suo sviluppo, un trauma, un segreto che le verrà svelato, da adulta, attraverso una lettera e che riguarda sua madre. Un trauma che rimane inconscio, non essendo conosciuto, non può essere elaborato ma tuttavia continua ad agire, ad influenzare la vita del soggetto che, non essendo consapevole, non può pensarlo, elaborarlo e superarlo. Tornare a Palermo, più o meno consciamente, assume il significato di riallacciare i fili spezzati della propria storia, che è rimasta sospesa, irrisolta, essendo lacunosa.

CONSAPEVOLEZZA. Ad un certo punto Teresa avrà la possibilità di scoprire la verità sul suo passato e ciò le consentirà di prendere contatto con sé stessa, di poter capire adesso la sua spinta a muoversi continuamente, a fuggire da un senso di impotenza, da un senso di irrequietezza che ha sempre provato. Adesso può dare un significato a tutto ciò che prima era inconscio e ora invece è conosciuto; può altresì esprimere tutta la rabbia per ciò che ha subito, a sua insaputa, ed esprimere il dolore che l’ha sempre accompagnata insieme al dolore della madre che, con il latte, le ha trasmesso. Può capire che  in parte ha sublimato il conflitto interiore nel suo lavoro che le ha permesso di “aiutare le donne nella loro essenza…. Perché io per prima, avevo la necessità di essere aiutata, in parte anche difesa. Aiuto e difendo le donne perché così mi aiuto e difendo.”

AMORE. Riesce, alla fine, tornata nella sua città, ad iniziare una relazione sentimentale soddisfacente. Abita nella casa di famiglia dove trova “il bandolo della matassa” e riparte con un nuovo rapporto e una nuova fase della propria vita.

Maurizio Guarneri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *