Le edicole votive
Percorrendo le strade rurali del territorio ibleo mi capita spesso di ammirare le piccole costruzioni che contengono all’interno immagini o statuette sacre.
Come in molti altri luoghi della Sicilia, nelle campagne modicane se ne incontrano tante e di forme varie. Alcune restautate da poco, altre corrose dalle intemperie, ma tutte capaci di emanare un misterioso fascino e di emozionare il viandante attento e sensibile.
Le edicole votive quasi sempre costruite da cittadini privati, per devozione o per aver ricevuto una grazia, sono da considerare espressione di arte e religiosità popolare.
Il termine edicola deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes (“tempio”) e dunque con il significato originario di “tempietto”.
In origine si trattava, infatti, di tempi in miniatura, che ospitavano la statua o la raffigurazione di una divinità.
La funzione originaria dell’edicola era quella di creare un punto di aggregazione e di riferimento per tutto il vicinato. Un luogo di culto per recitare il Rosario o semplici orazioni nel corso della giornata.
Nel passato, quando le persone in campagna si muovevano a piedi, con le loro fiammelle sempre accese rappresentavano l’unica fonte di illuminazione stradale, oltre che preziosi punti di orientamento e riferimento a livello topografico.
Le edicole votive stradali, le cosiddette “tribunedde” nel dialetto modicano, fanno capo ad una consuetudine che risale alla civiltà romana. Nel millesettecento le piccole strutture architettoniche si diffusero sulle facciate delle case, agli incroci di strade o sugli ingressi delle grandi masserie.
La forma delle edicole nel corso degli anni si è evoluta. Le più recenti sono vere strutture architettoniche “a cappella” con piccoli altarini e terminazione a cuspide.
Le edicole “a vela” si presentano, invece, come costruzioni a sé stanti con un timpano di coronamento che contiene una piccola nicchia con l’immagine sacra. A questa tipologia appartiene l’estrosa edicola dedicata a Sant’Antonio, in contrada Mauto (Modica), che colpisce il passante per le dimensioni delle due eleganti volute poste alla base del tabernacolo (foto 1).
Quelle “a nicchia”, infine, sono realizzate mediante un incasso, che può avere forme diverse, ricavato in pareti di abitazioni civili o nei muri di contenimento del terreno.
Per quanto riguarda le raffigurazioni, nelle edicole antiche dominavano i dipinti murari eseguiti con varie tecniche pittoriche
ed aventi per oggetto la Madonna, la Sacra Famiglia, San Giuseppe e Sant’Antonio.
Più recentemente, nel XIX secolo, si sono diffuse le immagini in ceramica e le statuette in terracotta che, per la loro peculiarità, conservano i colori inalterati nel tempo.
Diverse per dimensioni e struttura sono le edicole dei centri abitati. Oltre alle dimensioni maggiori presentano statue in marmo o in pietra locale e pregevoli cornici con elaborazioni molto interessanti. Un bell’esempio di questa categoria è rappresentato dall’edicola dedicata a San Pietro, in pieno corso Umberto I a Modica (foto 2).
Le edicole sacre, frutto della spontaneità popolare, sono parte integrante della nostra storia e contribuiscono a determinare il nostro ricco patrimonio artistico e culturale. A ciascuno di noi spetta il compito di salvaguardarle e valorizzarle.
Giuseppe Macauda