“CICIRI” di Sandra Vita Guddo

Già il titolo del romanzo della scrittrice Sandra Vita Guddo “Ciciri” non lascia dubbi circa l’ambientazione del testo. E’ la Sicilia, infatti, a fare da protagonista e  l’autrice ci offre uno spaccato del luogo e dei suoi abitanti, i siciliani, ora attraverso un piatto tipico della tradizione e della cultura siciliana, ora rievocando mestieri  di una Sicilia rurale oggi scomparsi, ora attraverso episodi e personaggi storici legati all’ isola.    Ciò che rende affascinante la sua  scrittura è proprio il sapersi destreggiare abilmente tra storia e invenzione per cui da contesti che hanno segnato   la storia della Sicilia si snodano alcuni dei racconti  che costituiscono l’asse narrativo del romanzo. La storia corale d’Italia finisce così,  con l’intrecciarsi con la storia individuale dei  protagonisti di alcuni dei racconti  e i temi  emergenti  da ognuno di essi, quali il ritorno, la solitudine, l’emigrazione, la  nostalgia,  la delusione, il male di vivere, ne connotano fortemente il profilo e li annoverano come tipici del romanzo novecentesco  . Storia ed attualità dunque, si intrecciano nei racconti che sembrano                                                                                                                                               correre sullo stesso filo senza creare dicotomie o difformità  per cui da personaggi  fatti o fenomeni storici narrati, come quelli relativi a Rosolino Pilo, ad Ippolito Nievo ai  Vespri siciliani,  al brigantaggio in Sicilia,  si passa con duttilità  a problematiche oggi molto dibattute quali la tutela e la salvaguardia dell’ambiente o la telematica e facebook, in un connubio armonico ed insolito. I luoghi dei racconti, poi, come Palermo, Cefalù, Castellammare del Golfo, Scopello,  Caltanissetta, Enna ,ecc.  costituiscono quasi una mappa della Sicilia con le sue bellezze paesaggistiche  e i suoi monumenti, costellata  da  personaggi  particolarmente caratterizzati  a cui  l’autrice, con uno scavo psicologico e con un accurato tocco descrittivo attribuisce, talvolta, degli atteggiamenti che contravvengono  agli stereotipi che li connotano e  alle aspettative del lettore. ll personaggio del primo racconto, ad esempio, un soldato francese  al seguito di Carlo D’angiò, durante i Vespri siciliani, si sveste della sua identità  e, con un epilogo quasi fiabesco e inaspettato, viene salvato dalla sua scomoda posizione di disertore,  dall’amore di una donna e da quei  “ciciri” che danno  il titolo al romanzo;   anche   i  briganti dell’ultimo racconto,  lungi dall’essere sanguinari e prepotenti si rivelano filantropi, generosi con i più deboli ed anche  sensibili alla poesia. La campionatura di personaggi femminili, inoltre, che l’autrice segue  dettagliatamente nell’evolversi delle loro aspirazioni e sentimenti come Romilda, Penelope  o Candida, sono interpreti  di un’atavica sicilianità nella loro fierezza, tenacia, passionalità .

Proprio  nel mixare temi  e personaggi più disparati con sintagmi  oscillanti a tratti, tra lingua e dialetto, consiste la seduzione della prosa di Sandra Guddo che, con maestria riesce, quasi “ fulmen in clausola” a creare, nella costruzione delle storie, una sorta di attesa e  suspence  che coinvolge il lettore,  mentre con l’uso sapiente del lessico e di figure retoriche, quali l’anafora , la similitudine, l’ossimoro, evidenzia un lirismo prorompente che conferisce ai racconti un ritmo cadenzato ed avvincente. Quest’ultimo è  ricavato anche, con il ricorso, nel tessuto narrativo della lingua letteraria, di  termini, modi di dire e proverbi   dialettali che  trasportano il lettore in una Sicilia  che, con piglio cinematografico, lo affascina per i suoi variegati ed inebrianti colori, odori, tradizioni, immagini particolarmente icastiche.

Mariza Rusignuolo

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