La Stranezza
Che “Stranezza” non vederlo, invece sono andata a vederlo in anteprima, curiosa ed a mente sgombra. Ero in anticipo, rispetto all’ora d’inizio del film, perché ci sarebbe stato Roberto Andò a presentare la sua opera al Rouge et Noir. Era il 2022 ma mltimamente l’ho rivisto, perchè alcuni film come i libri dopo tempo hanno sempre qualcos’altro da raccontarti. Ricordo l’entusiamo e l’emozione del regista nel raccontarci della sua nuova creatura.
La Stranezza, ha detto Andò durante la presentazione, è l’embrione dei “Sei personaggi in cerca d’autore”. Pirandello ne parlava già con il figlio. Con Ficarra e Picone, affettuosamente Salvo e Valentino, ormai patrimonio della famiglia sicula, si è concretizzata un’idea, ha continuato Roberto Andò, non di un Pirandello monumentale che s’incontra a scuola, ma un Pirandello in cui dietro la leggerezza affiora la profondità della sua visione del teatro/vita. Salvo e Valentino hanno permesso un tono divertito, ironico che si è perfettamente integrato con il volto di Servillo. È nato un cast eccezionale per Andò, che ha portato un tocco di grazia decisivo per raccontare l’ispirazione, il momento in cui il creatore mette a fuoco ciò che deve realizzare. Finzione e realtà assumono confini sfumati ed in Sicilia, secondo Andò, questo rapporto è moto labile. Si pensi all’ opera dei pupi, quando Gano di Magonza viene catturato e la rappresentazione non si può concludere fino a quando il pubblico non ottiene la testa del traditore per vendicarsi.
La Stranezza è il viaggio di noi siciliani, anche noi in cerca d’autore, perché il pubblico è protagonista in questo film. Un pubblico che accompagna, un pubblico che assiste alla rappresentazione dei sei personaggi, al teatro Valle. Pirandello fa parte di quel pubblico, spia il teatro armonizzando sogno e visione in un orizzonte dai colori indefiniti.
Marisa Di Simone

