Il sentiero delle formichelle

Alessia Castellini racconta la forza delle formichelle, donne coraggiose e determinate nel tentativo di riscattare una vita segnata dalla sofferenza.

Alessia Castellini è nata a Palermo nel 1992. Ha conseguito un dottorato di ricerca in fisica teorica ed è coautrice di alcuni articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. Accanto all’attività accademica coltiva da sempre una passione per la scrittura, vissuta non come un mestiere ma come una necessità. Un modo per dare voce a ciò che spesso rimane sommerso, a quelle vite ordinarie che diventano straordinarie quando qualcuno le sa guardare con il cuore.

Dal suo ultimo viaggio in Campania, Alessia ha portato con sé non solo il profumo dei limoni della Costiera amalfitana, ma anche una storia intensa, che è diventata un romanzo. È la storia di donne segnate da una vita di sacrifici e da un codice etico severo, lontano dalle logiche consumistiche.  Rachele e Nannina, le cosiddette formichelle, trasportano ogni giorno enormi ceste di limoni dai monti alla costa di Maiori. Abituate alla fatica ed al silenzio cercano un posto nel mondo, in un territorio che le mortifica e le rende invisibili. La loro vicenda s‘intreccia con quella di Ninfa e Alelì, due sorelle che vivono in epoche diverse ma parlano la stessa lingua fatta di perdita, amore e senso di appartenenza. Il lutto attraversa le pagine del romanzo da angolazioni diverse, senza indulgere nella retorica o nei luoghi comuni. Anche l’amore, quando c’è, è lontano dalle favole, non risolve tutto, non salva, ma resta autentico, imperfetto, capace tuttavia di tenere i legami della sorellanza e dell’identità. Durante la presentazione del suo romanzo alla rassegna letteraria “Un tè con l’autore” la scrittrice racconta con voce pacata la forza di queste donne, le loro ferite, il loro coraggio e la loro determinazione nel tentativo di riscattare una vita segnata dalla sofferenza.

L’ispirazione, spiega l’autrice, non nasce da radici familiari. La storia delle formichelle è arrivata quasi per caso, l’incipit del romanzo esisteva già prima del viaggio in Campania e persino prima di conoscere la loro esistenza. “Appena ne ho sentito parlare di sfuggita, sono partita per la Costiera per farmi raccontare le loro storie dalla gente del posto”, rivela. Il fascino stava proprio nel non sapere nulla e nella difficoltà nel reperire le informazioni. Il racconto poi è diventato romanzo ma su basi reali. “Ho parlato con una formichella vera, ed è esattamente la signora Rachele del libro”, racconta con orgoglio. Nannina, invece, è una voce interiore: quella che, mentre Alessia scriveva il libro, continuava a ripeterle come fosse possibile accettare una vita così dura senza ribellarsi.

In origine nel romanzo esistevano soltanto Ninfa e Alelì, figlie di due medici affermati, e legate ad una nonna che vive a Riva del Garda. Le formichelle di Tramonti sono entrate in un secondo momento nella narrazione, per una precisa esigenza narrativa dell’autrice. “Io, mentre scrivo, mi stanco facilmente di raccontare qualcosa da un solo punto di vista. Ho proprio voglia di prendere respiro cambiando. E quindi per me è quasi più semplice scrivere intrecciando epoche diverse e punti di vista diversi.”

Accanto alle figure femminili, nel libro compaiono anche dei personaggi maschili dal ruolo spesso devastante. Durante la stesura del romanzo, però è emersa una figura inattesa: Gennarino protagonista di una storia d’amore non a lieto fine, ma dotato di un animo gentile. “Scrivendo di lui me ne sono innamorata” confida Alessia, “Gennarino è venuto fuori da solo. Davanti alla pagina bianca, io pensavo le sue frasi in diretta. I suoi pensieri venivano fuori spontaneamente, quindi forse è l’unico personaggio che io non avevo preso in considerazione, ed è il mio preferito, me ne sono innamorata”.

Un altro personaggio centrale del romanzo è la natura che assume un ruolo di primo piano. Lo è per le sorelle del presente, in particolare per la ventenne Ninfa, che riesce ad esprimersi soltanto grazie alla costruzione dei terrari, e lo è per le sorelle del passato. Rachele non può vivere senza la sua terra, i suoi boschi. Nannina, invece, vive con la natura un rapporto di amore e odio, un legame che la trattiene ma al tempo stesso la imprigiona.

Non è casuale che gli incipit dei capitoli si aprano con la descrizione di una pianta, di un fiore, o di un elemento naturale. La narrazione si arricchisce anche di riferimenti scientifici che restituiscono il senso della ineludibilità delle leggi della natura e suggeriscono un invito a rallentare, a cedere il passo alla madre terra per non essere travolti dalla corsa incessante verso il futuro, il progresso. Tramonti, ricorda la scrittrice, è nota per le sue viti sopravvissute all’attacco della filossera grazie alla protezione della cenere vulcanica, a differenza dei vigneti europei che invece sono stati completamente distrutti. “A volte mi piace pensare di interpretare il ruolo della cenere vulcanica” conclude Alessia “Questo romanzo, infatti, rappresenta il tentativo di proteggere storie e tradizioni. È un piccolo contributo a chi, soprattutto tra i giovani della Costiera, sta cercando di conservare la memoria dei propri de genitori e dei propri nonni”.

Marisa Di Simone

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