Amore infinito
Misteri e segreti in viaggio tra Occidente ed Oriente
Ci sono ostacoli, luoghi, esseri umani capaci di arrestare l’amore?
Il viaggio di Meredith da Londra, al Sudan all’India è la risposta a questa domanda.
Le convenzioni sono solo briglie mentali, modi di dare ordine ad un sentimento che ama la libertà e non si cura degli sguardi corrosivi di chi sa solo giudicare. Gli amanti, direbbe Prevért, non esistono per nessuno sono altrove, vivono un’altra dimensione.
Meredit, la protagonista del romanzo “Amore infinito” di Alessia Cannizzaro, lo sa bene e ci tira dentro la sua storia, le sue passioni, il suo coraggio di donna che cerca la verità. Una donna, un’archeologa capace di uscire dalle pagine del romanzo per interrogarci, per chiederci se anche noi avremmo fatto le sue scelte, se anche noi avremmo provato le stesse emozioni, le stesse insicurezze. Lei non ha paura di amare, di donarsi, non si ferma di fronte alle delusioni, neanche a quelle amorose. E quando la storia d’amore in cui credeva l’abbandona, non si arrende. La sua determinazione la porterà verso un’altra missione, accettare di partire per il Sudan per una ricerca archeologica. Indagare su una camera funeraria nascosta al di sotto del suolo desertico dell’area Al-Bajrawiya. E noi partiamo con lei, con la sua rabbia per William, l’uomo che avrebbe dovuto sposare ma che l’ha tradita. Sentiamo la sua forza, il suo coraggio nel farsi spazio in un ambiente maschilista che sembra non curarsi di lei, delle sue intuizioni, delle sue capacità. Sedhil, il capo archeologo la ignora, ma tra un contrasto ed un altro i loro cuori, ricercatori di verità, troveranno la via del dialogo. Intanto ci sono misteri da risolvere e non mancano i colpi di scena che ci spingono ad andare in fondo alla storia. A curiosare tra le tombe dei faraoni neri, a scoprire come vive un archeologo in missione, a capire che cosa si prova ad indossare dei vertiginosi sandali bianchi a spillo che affondano nella sabbia. Perché, ci avverte la scrittrice, bisogna fare attenzione, solo una scarpa giusta può rendere tutto diverso.


Le piramidi di Meroe, conosciute come “nubiane” ci racconteranno la storia di Meritamon e Shabarqa, e ci porteranno ad indagare sul mistero di una tomba vuota.
I due archeologi, impegnati ad interpretare simboli ed iscrizioni, sfideranno i loro cuori imparando a conoscersi. L’uroboro, un enorme serpente che si morde la coda formando un cerchio perfetto, li condurrà alle stesse conclusioni. Ma i colpi di scena non finiscono ed un altro mistero ci cattura questa volta il segreto che nasconde Sedhil, il capo archeologo indiano, innamorato di Meredith.
Occidente e Oriente, sembrano scontrarsi, ma il linguaggio universale dell’amore attraversa maschere, ipocrisie e convenzioni sociali. Londra, le piramidi nubiane e Nuova Delhi nell’esperienza della caparbia archeologa sfumeranno i loro confini tra cibo, tradizioni e feste.

La regina Meritamon ed il faraone Shabarqa rappresenteranno un ponte per il presente dei due archeologi, anche se il loro finale sarà diverso. Ed in questo viaggio tra avere ed essere direbbe Erich Fromm che non c’è posto per stazionare nella modalità dell’avere ma la vera felicità alberga nell’essere: nell’amare, nel condividere, nel dare.
Il segreto che Sedhil consegnerà a Meredith si concretizzerà nella più alta forma d’amore, quella che genera una famiglia per generosità, oltre i legami di sangue e le convenzioni, i figli dell’anima di Michela Murgia. Saprà Meredith accogliere una sposa bambina? Superare le convenzioni e gli ostacoli della sua famiglia impegnata politicamente in una Londra apparentemente progressista?
Viaggiare tra questi interrogativi ci porterà ad esplorare la nostra anima, i nostri sentimenti perché Meredith esiste in ognuno noi, in quella parte profonda del nostro spirito in cui convivono fragilità, dubbi, sconforti e richieste di certezze.
Marisa Di Simone