“Una pietra dall’aria” di Licia Cardillo Di Prima
Già il titolo del romanzo “Una pietra dall’aria” che è una traduzione del detto siciliano “Una petra di l’aria” non lascia dubbi circa l’ambientazione del testo. Nell’incipit, infatti. è la Sicilia a fare da protagonista che emerge come per incanto dal mare. a Gino Roveri. il personaggio intorno a cui ruota tutto l’asse narrativo. di ritorno in Sicilia dopo anni di assenza. Ed ecco apparire sul pendio della collina anche il suo paese, Rocca Regina, simile a “un canestro di confetti grigio perla” e il personaggio si sente inondato da sentimenti oscillanti tra nostalgia e ricordo mentre profumi e colori del paesaggio. forse dimenticati. lo avvolgono. L’atmosfera sembra magica ma presto la narrazione si connota di tinte fosche. Gino Roveri. infatti, torna per assistere al funerale dell’amico Renzino Puglisi. ucciso apparentemente senza un motivo valido. Il racconto prende forma, dunque. Dal tentativo di Gino di scoprire il motivo per cui l’amico d’infanzia è stato ucciso ma il protagonista si scontrerà con il potere di uomini di malaffare e col muro di omertà che ostacola le sue ricerche. Già dalla scena di Gino Roveri in casa del defunto in cui gli astanti, per nascondere la verità, manifestano meraviglia per un fatto apparentemente inspiegabile e, dalla sua visita al circolo del paese, in cui la scomparsa del compaesano viene spiegata con allusioni ad una fuga d’amore, l’autrice ci offre uno spaccato del luogo e dei suoi abitanti. i siciliani. trasudanti di falsità. paura. allusioni. dove si sa tutto di tutti ma nessuno ha visto, nessuno ha sentito. nessuno parla. Le parole. dunque, sembrano svuotarsi semanticamente per riempirsi di allusioni e doppi sensi. In un simile contesto in cui l’ombra della mafia ammorba il paesaggio e incute timore. Fare luce sull’omicidio di Renzino Puglisi è piuttosto complicato. Una serie di circostanze legate alla gestione della cava della Tardara. nome che richiama ammalianti leggende ed altri due omicidi saranno però determinanti per dipanare la matassa. Tassello dopo tassello. Le ricerche di Gino Roveri si sostanziano di indizi. Viene così messa a nudo l’anima dei siciliani e in discussione uno dei capisaldi della cultura e della società siciliane cioè la famiglia. che può essere un marchio. “lu criscenti”. A Renzino, infatti. come asserisce ilpersonaggio di Giuseppe – “nessuno ha perdonato di non essere dello stesso criscenti di suo padre, l’hanno ucciso perché di un’altra pasta. non è voluto entrare nel gioco”. Oltre a Renzino Puglisi e al suo sogno di cambiare il mondo. colpiti davanti al baglio con tre colpi al cuore. verranno uccisi altri due uomini nel giro di due mesi: Vito Zito, il proprietario della Tardara e, proprio durante la permanenza di Gino Roveri, Menico Russo, che aveva acquistato la Tardara. Un filo misterioso lega questi tre omicidi e man mano i pezzi si vanno incastrando e si va delineando il mosaico. Malgrado il minaccioso messaggio anonimo recapitatogli dentro una busta con la minaccia “cambia aria” Gino Roveri si avvicinerà man mano alla verità riuscendo a sgretolare. grazie ad eroi positivi ovvero ad eroine positive come Rita. la vedova di Menico Russo, il muro di omertà. Rita. infatti, con la sua denuncia ai carabinieri cui si uniranno altre donne vedove. Assume un ruolo di primo piano acquisendo la consapevolezza che la parola fa l’uomo libero e che parlare è un atto di libertà. Come lascia intravedere l’epilogo della storia in una Sicilia aggrovigliata in retaggi vecchi, immobilismi, fobie sociali. e dove “il bello” architettonico che esalta antiche tradizioni viene spazzato da una devastante e selvaggia demolizione frutto di un potere esercitato con arroganza e cecità. vi è però ancora uno spiraglio, un barlume di speranza. I temi che emergono dalla storia sono quelli del romanzo novecentesco. il ritorno. l’amore. la nostalgia. la delusione. la corda pazza pirandelliana ma la seduzione della prosa di Licia Cardillo sta in come l’autrice riesce. con sapiente abilità ad incastrare nel tessuto narrativo della lingua letteraria raffinata e colta. termini. modi di dire e proverbi dialettali trasportando il lettore in una Sicilia che, pur con le sue pecche e le sue storture sociali. lo avvince con i suoi variegati ed inebrianti colori. odori. miti. immagini particolarmente icastiche. Il ricorso ad una lingua che è un amalgama di siciliano e di lingua letteraria così sapientemente dosati e assemblati. rendono ogni pagina quasi un canto per la musicalità ed il ritmo che ne scaturisce con l’uso di onomatopee, anafore. similitudini. metafore. personificazioni. Ancora una volta Licia Cardillo ci ha regalato con “Una pietra dall’aria” una narrazione di prorompente poeticità e un prezioso scrigno per le nostre radici culturali.
Mariza Rusignuolo
