MATERA CITTÀ D’ACQUA
L’acqua e Matera sono un connubio inscindibile, lo documentano il sistema delle cisterne, i terrazzamenti, i piccoli pozzi che si trovano all’interno delle grotte adibite ad abitazione.
Il sottosuolo di Matera è caratterizzato da un sistema complesso di raccolta delle acque. Canali e cisterne scavati sapientemente nella roccia consentono ancora oggi d’intercettare e conservare ogni goccia d’acqua piovana o di condensazione.
Durante le piogge l’acqua è convogliata attraverso una rete di canali verso le cisterne. Anche I tetti delle case sono adattati per non disperdere l’acqua ed incanalarla tramite discendenti di terracotta alle vasche private o del vicinato. La cisterna più grande di Matera è il Palombaro Lungo, scavato sotto la piazza principale della città. Un tesoriere dell’acqua, che i materani chiamano la cattedrale dell’acqua, per la sua maestosità ma penso anche perché custodisce e protegge un bene sacro e raro. Visitare il Palombaro è un’esperienza mistica, percorrere le passerelle metalliche sospese a pochi metri sull’acqua è attraversare la storia in un costante confronto tra presente e passato.
Nel 1993 Matera è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco per il sistema di raccolta dell’acqua piovana, una simbiosi armonica tra l’uomo e la natura. L’acqua per i materesi è vita, tra i sassi hanno imparato a raccoglierla, custodirla, risparmiarla dialogando con un territorio aspro e difficile.
E se passeggiando per Matera incontriamo una gigantesca goccia d’acqua non dobbiamo meravigliarci. È forse il simbolo che meglio rappresenta l’ingegno di chi si è dovuto adattare a condizioni difficili. La scultura è opera dell’artista giapponese Kenjiro Azuma, recentemente scomparso. La goccia si chiama “Mu 765”, un termine giapponese che significa vuoto, forse perché il vuoto può assumere qualsiasi forma, come l’acqua che assume infinite possibilità. La sua punta svetta verso l’alto a richiamare il legame che lega il cielo e la terra in un ciclo continuo e vitale.
Ho apprezzato molto la filosofia dei Materani alla ricerca costante di un equilibrio con un territorio sfidante. Prese d’aria naturali nei muri delle abitazioni, tetti pensati per raccogliere l’acqua piovana, ossa di animali per tenere le tegole dei pluviali, lo chiamerei pensiero organico da diffondere e praticare.
Marisa Di Simone

