Barbieland, un mondo in rosa
Barbie sì, Barbie no, stupido/ intelligente, commerciale/culturale, da vedere/da evitare.
Rifiutare è perdere un’opportunità, un’occasione, per esprimere una riflessione senza pregiudizi. Che cosa ci offre Barbieland, il mondo tutto rosa che ha accompagnato alcune di noi nella nostra infanzia? Puro intrattenimento?
Barbie prova a squarciare il velo di Maya, Pirandello direbbe lo strappo nel cielo di carta. Da un lato le sicurezze di un mondo perfetto e bello, dove non si invecchia, non esiste la morte, non esiste la fatica.
Il mondo rosa dei sogni e Barbie il simbolo della donna che invita ad essere ciò che vogliamo.
All’opposto, il lato oscuro, l’altra faccia della luna, una donna irraggiungibile, un ideale di perfezione utopico o forse distopico.
Barbie però rompe lo schema con un percorso di umanizzazione contro gli stereotipi, contro i falsi miti, contro il grande fratello, che ho rivisto nel gruppo Mattel, da cui Barbie fugge alla ricerca della propria identità.
Un percorso di formazione per capire chi siamo e chi vogliamo essere, nel perverso gioco di un potere maschile contro quello femminile, un eterno conflitto che non si risolve se non cercando veramente se stessi.
L’ ironia, sottile, amara è una costante del film, che sposta il suo occhio narrativo dal patriarcato, al femminismo, al capitalismo, alle disuguaglianze di genere, alle icone di morte, alla mercificazione dell’umano, alla lotta per il potere.
Temi accennati ma che s’insinuano tra lustrini, costumi colorati, scenografie da sogno.
Un album dove forse la sceneggiatura risulta leggera, il ritmo scorre veloce come in un social da intrattenimento e dove sembra che domini soltanto il mondo colorato delle immagini.
Un mondo incantato che non dimentica l’America con i suoi musical, la sua Hollywood, il Far West e le belle favole della Walt Disney.
Dove s’incrina il falso mondo rosa di Barbieland? Nel pensiero intrusivo della morte e nell’incontro con la vecchia sulla panchina, in cui l’ideale di una bellezza sempre giovane si confronta con un’altra bellezza, quella della vita che conduce alla morte e ci umanizza.
Un capolavoro?
Perché inscatolarlo se Barbie desidera uscire dalla scatola rosa e tra momenti di divertimento e riflessione conquista la sua “vagina”.
Contro ogni perfezione è da vedere. Il sogno adolescente che diventa “adultitá”.
Marisa Di Simone
