“Tre amici” – la recensione

Tre amici ci introduce nel mondo di tre giovani, tardo –adolescenti, nel loro modo di pensare, nel loro modo di vedere la realtà, nel loro modo di porsi rispetto al sistema; li mostra con la loro voglia di cambiare il mondo ed emerge una forza di opposizione che a volte sembra prescindere da tutto e provenire dall’interno manifestandosi persino quando il governo sembra operare bene.

Nell’ adolescenza e nella prima giovinezza è presente una spinta alla contestazione che è finalizzata a separarsi dalle figure dei genitori protettivi ed idealizzati dell’infanzia per potere acquisire libertà ed autonomia. In questa fase dello sviluppo si modifica l’immagine che si ha dei genitori che si vedono non più come perfetti e potenti, come si percepivano nell’infanzia, ma si vedono con i loro difetti e con le loro qualità: si contestano per i loro difetti e si prendono le loro qualità per costruire la propria identità, la propria personalità, e andranno a sommarsi ad altre caratteristiche, provenienti da soggetti significativi che si incontrano via via, nonché da esperienze che si fanno nel tempo. Quindi ogni personalità è il frutto sia di identificazioni con i genitori e persone del proprio ambiente sia di aspetti acquisiti da figure all’esterno della famiglia, pertanto nuovi ed originali. In questa fase possono essere altresì presenti comportamenti trasgressivi, i giovani sono in balia di emozioni che non possono essere espresse a parole, per cui usano il proprio corpo e i comportamenti, mettendo in atto tutta una serie di ribellioni verbali e fisiche, talvolta anche violente oppure, al contrario, chiudendosi in sé stessi e isolandosi. Se vi è una estremizzazione dei conflitti si può andare o verso un agito attivo cioè la ribellione fisica e/o verbale anche violenta o verso un agito passivo cioè l’isolamento e il silenzio che tuttavia portano a sentimenti di aggressività nei confronti del mondo.

Ogni rivoluzione nasce da una situazione di disagio o di insoddisfazione e dalla volontà di trovare , attraverso uno stravolgimento violento, una situazione di maggiore felicità nonché da una sete di giustizia. Il giovane scopre l’idea di assoluto, di libertà oltre i limiti: ciò è alla base del mito della rivoluzione; la dimensione dell’assoluto comporta la cultura e la prospettiva mitica. La rivoluzione è anche concetto religioso, mentale e spirituale: senza di essa non si può realizzare il messaggio evangelico, non ci può essere la trasformazione in “figli di Dio“. Nel momento in cui il giovane accetta il limite, il relativo, la storia e la critica, cessa di essere giovane e diventa adulto.

“Chi non è rivoluzionario a venti anni è reazionario a quaranta.”

Maria Grazia Maltese ci mostra nel suo romanzo “Tre amici“ il tormento e l’irrequietezza dei giovani, la ricerca travagliata di una identità tra il desiderio di far parte di un gruppo e l’esigenza di affermare una propria individualità: Federico, da un lato entra nel movimento perché ”gli altri gli ricordavano che servivano a creare unità” dall’altro” non gli piaceva sentirsi dentro quell’unità, uno tra gli altri, che lui si sentiva diverso, che non voleva amalgamarsi, che urlare uno slogan dentro il fiume umano della manifestazione l’ avrebbe fatto sentire un cretino”.

Vi è una insofferenza nei confronti dei soprusi, di ciò che è considerata una cosa storta, persino delle differenze, quelle estetiche, oggettive, genetiche per esempio l’altezza. Federico elabora, sin da piccolo, una bizzarra teoria del dislivello fisico che si traduce in un dislivello di potere. Uno dei temi fondamentali del romanzo è l’aspirazione ad una equità assoluta, il rifiuto per qualsiasi differenza, persino quella di tipo biologico, genetico: anch’essa viene vista come “ una cosa storta “ come tutte le cose che non sono “pari”.

Per Gaspare la bellezza determina una supremazia da parte di chi la possiede rispetto a chi non ce l’ha, offre dei privilegi ai primi ed uno svantaggio ai secondi. Rispetto alla religione, da un lato il catechismo viene vissuto da Federico come qualcosa che rende uguali dall’altro non viene tollerato il potere del prete sui fedeli: sta in alto, sull’altare, dice agli altri cosa devono fare e non fare, quando alzarsi e quando sedersi; già la stessa posizione crea una disuguaglianza e comporta ancora che ci sia un potere che viene esercitato da chi sta più in alto rispetto a chi sta più in basso.

Naturalmente viene vissuto come una ingiustizia il fatto che ci siano persone più ricche: Gaspare esce molto arrabbiato da un’esperienza di lavoro in una villa di persone ricche dove in occasione di una festa “erano tutti alti e belli”. Pensava che ”il mondo non cambiava perché nessuno voleva l’equità”, assoluta “ma solo l’equa possibilità meritocratica di arricchirsi a propria volta“.

Federico aveva fatto la sua prima esperienza sessuale con una prostituta, che nonostante fosse più bassa e venisse pagata per una prestazione, tuttavia alla fine lui si rese conto che a letto ”lei era superiore …estremamente consapevole del potere che esercitava su chi la pagava”.

Come diceva George Bernard Shaw : “Chi non è rivoluzionario a vent’ anni non ha il cuore , chi lo è a trenta non ha cervello “. In questo senso il pensiero rivoluzionario è inteso come un tipo di pensiero che fa parte di una fase della vita.

La fase della contestazione adolescenziale finisce, di solito, con la giovinezza quando si conclude il corso di studi e si entra nel mondo del lavoro; avviene una graduale integrazione nel sistema mentre parallelamente il pensiero utopico di una società perfetta si trasforma in una ideologia ed in una posizione che tende a perseguire un miglioramento delle condizioni dell’umanità: dall’assoluto al relativo, dall’utopia all’ideologia, dall’essere extraparlamentare all’appartenenza ad un gruppo parlamentare. Quindi anche un soggetto che ha una maggiore esperienza, una competenza è percepito come qualcuno che ha un potere che altri non hanno, e può usarlo per migliorare la società oppure per stabilire una superiorità mal tollerata.

Può accadere, in alcuni casi, che questa trasformazione non avvenga perché è presente un problema psicologico, un disturbo della personalità, caratterizzato dalla cosiddetta “patologia del vuoto “, che provoca un senso di noia, indifferenza verso tutto ciò che la realtà offre e allora la spinta rivoluzionaria può far sentire il soggetto vitale, dare una sorta di eccitazione, permette di avere un progetto che dia un senso alla vita. Spesso il vuoto viene occupato dai sentimenti di rabbia e di odio, sentimenti che possono sostenere un’azione distruttiva verso gli altri e verso sé stessi, come accade nel fanatismo, nell’integralismo.

Alla fine del percorso Federico dirà : “… utilizzare al meglio la propria facoltà di scelta, esercitare il lusso di poter scegliere il bene, anzichè il male , è la principale responsabilità di un cittadino libero”. Vi è la presa di coscienza del limite dell’individuo, la rinuncia all’idea grandiosa ed onnipotente di creare un nuovo mondo perfetto, accettare di fare il possibile, entrare nella storia , sviluppare la capacità di critica perseguendo il bene comune e mettendo da parte il male.

Nello stesso tempo si dà valore, nel proprio quotidiano, a quelle che vengono descritte come “piccole rivoluzioni“: “gli uomini e la terra non hanno pace, mutano continuamente forma e posizione, si assestano solo apparentemente… anche noi siamo cambiati ..”

A sua volta Maria fornisce una sorta di manifesto, una indicazione per lei e Federico, che ,tuttavia, vale per tutti: “Amare, intanto. Odiare, di tanto in tanto. Cominciamo da qui“. E’ un invito a vivere provando emozioni, sentimenti, che creano, comunque, dei ponti tra gli esseri umani. Alberoni, negli anni 70’ , definì l’innamoramento “un movimento collettivo a due”: innamorarsi è ribellarsi alle cose passate e dare vita a una nuova forma di comunità a due; l’innamoramento viene equiparato, da questo autore, ad un movimento rivoluzionario, una delle “piccole rivoluzioni”. Sembra che, passando dall’adolescenza alla giovinezza, alla maturità ci debba essere un disinvestimento parziale dell’utopia di cambiare il mondo ed un investimento sulla possibilità di amare. Pertanto Federico e Maria ci danno le linee – guida per affrontare il futuro e dare un senso alla vita, due principi: uno di etica, la scelta fra bene e male nel quotidiano e l’altro di tipo affettivo-emotivo, di vivere seguendo i propri sentimenti. Se non ci si accontenta del possibile, del progresso, del perseguire insieme agli altri il bene comune , di innamorarsi e di amare ed essere amati allora il vuoto esistenziale rimane tale, la mancanza di speranza e di gratificazione può portare all’autodistruzione.

Maurizio Guarneri

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