La voce negata dell’infanzia: I bambini e il silenzio del mondo

Gli uomini dallo sguardo torvo si riunirono ancora una volta per decidere le sorti del mondo. Seduti attorno a tavoli lucidi di pietra fredda, in stanze prive di vento, stanno ancora giocando l’ennesima partita a scacchi. Questa volta, pare, con regole nuove e letali: tutti devono vincere anche a costo di perdere tutto.

E così la guerra arrivò.

Ci fu un pretesto, non importa più quale, non lo ricordiamo o forse abbiamo solo smesso di volerlo ricordare.

E’ bastato cambiare canale con il nostro telecomando nero come se girandoci dall’altra parte bastasse a mettere a tacere la nostra coscienza.

-Moriranno solo i soldati.- pensarono i più – E, forse, non è proprio questo il loro mestiere?-

Ma la guerra non fa alcuna distinzione e non si limitò a prendere i soldati. Si prese gli innocenti.

Tremarono le mani di chi da lontano, al sicuro, guardava; tremarono i muri; tintinnarono i lampadari come campane la domenica mattina che ci ricordano chi siamo davvero. Ma nessuno stava pregando e nessuno stava ascoltando.

Finirà presto. – continuarono fiduciosi i più mentre attendevano trattative di pace.

Ma la pace non venne e la guerra avanzò come una bestia cieca e affamata.

Stavolta si prese la luna e con essa le maree e i sogni.

-In fondo a cosa serve questa luce notturna?- si sentì nella notte buia – E poi vorrà dire che sogneremo di meno. L’importante è che i nostri figli stiano al sicuro, nelle loro stanze calde, con i loro giocattoli sparsi sul tappeto di lana colorata.-

Poi arrivò il momento delle macerie. Le case caddero come soldatini di carta e rimase solo la polvere e il ricordo di ciò che era stato un tempo.

Anche allora qualcuno osò dire ad alta voce:- Almeno è rimasto qualcosa.!-

Scomparso era anche l’odio, solo una pesante noia e il fastidio, forse, di non poter vedere la partita alla tv, poichè l’indifferenza aveva fatto bene il suo lavoro e aveva corroso i cuori cancellando il volto dell’altro.

Alla fine accadde l’impensabile.

La guerra si prese i bambini.

Le strade divennero vuote e orfane delle loro risate.

Scomparvero i palloni, le biciclette, le richieste d’amore nella polvere dei vicoli assolati.

Solo un rubinetto che gocciolava e ogni goccia raccontava la storia di uno di loro.

Nell’aria il silenzio si mescolava all’eco delle voci cariche di paura.

“Siamo solo bambini.” dicevano.-” Anche noi bambini di questo mondo o, forse, solo figli di un padre minore?”

Sono parole che nessuno ascolta e che nessuno vuole udire mentre cambiamo canale e continuiamo a dormire.

Ma loro, i bambini della guerra sono svegli. Nel buio. Nel terrore. Gli occhi spalancati verso il cielo da dove un razzo nato per uccidere potrebbe cadere sulle loro teste.

Non giocano. Non vivono. Non sognano più.

Per un attimo anche i più cinici, davanti alle grida, scoprirono una lacrima sul proprio volto; solo una, prima di tornare alla grande partita a scacchi.

Quella dove si vince anche a costo di perdere tutto.

Persino i bambini.

Persino l’anima.

Per non dimenticare ancora una volta che negare il diritto alla vita e alla felicità dei bambini rappresenta il fallimento del mondo intero.

Antonella Vinciguerra

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